STUDIO

DEL PAESAGGIO

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fiera

ORTO GIARDINO

4-12 Marzo

Pordenone

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

Spazi di là da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete

Io nel pensier mi fingo; ove per poco

Il cor non si spaura. E come il vento

Odo stormir tra queste piante, io quello

Infinito silenzio a questa voce

Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

E le morte stagioni, e la presente

E viva, e il suon di lei. Così tra questa

Immensità s'annega il pensier mio:

E il naufragar m'è dolce in questo mare.

Duecento anni fa Giacomo Leopardi, appena ventenne, scrisse L’infinito fantasticando su cosa ci fosse oltre la celebre siepe che, se è proprio lei, si può raggiungere anche oggi tramite un sentiero che s’arrampica per il Monte Tabor a Recanati.

Il poeta si concesse un momento per sé, si sedette e fissando lo sguardo contro la barriera verde seppe superarla, o sfondarla o spalancarla, trovando «interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi e profondissima quiete».

Insomma, il giovane favoloso nel pensier si finse un vero e proprio idillio: un qualcosa di perfetto e prezioso, personale e insieme universale. Universale, cioè collettivo e senza tempo, perché passati due secoli noi tutti siamo ancora alla ricerca del nostro dolce mare nel quale naufragare. Come riuscirci nel frenetico frastuono della città contemporanea? Scavando un cunicolo che ci consenta di scoprire una dimensione alternativa, di sceglierla.

 

L’installazione di Arbolé è quindi un’opportunità: percorso un tunnel, lasciata la rumorosa e grigia routine alle spalle, si giunge a una porta con uno spioncino che si fa spiraglio...

...spiraglio per un mondo verde, idillico ma vero, che coincide con una pausa che è sempre possibile, se lo vogliamo, se riusciamo a comprendere che anche nel contesto urbano ci può essere spazio per «sovrumani silenzi e profondissima quiete». Perché è la poesia stessa a essere possibile, e l’uomo ne diviene il protagonista spensierato proprio perché essere pensante, essere fantasticante su cosa ci sia di là dalla siepe.

SOVRUMANI

SILENZI  E PROFONDISSIMA

QUIETE